Essere un imprenditore o un’ imprenditrice attivi nel settore delle chiamate di vendita richiede, oggi, conoscenze trasversali. Non è più sufficiente avere delle liste di contatti e chiamare. Il sottobosco dei call center illegali ha diffuso incertezze e diffidenze nei confronti della vendita al telefono. Non basta dire che il telemarketing è morto. In realtà è morto un certo modo di fare telemarketing e teleselling che non è più compatibile con quanto fatto nel passato. In questo articolo vogliamo parlarti, infatti, di un nuovo approccio strategico per l’acquisizione di nuovi lead e come nutrirli nel tempo.
Lead generation: il primo passo per attrarre lead qualificati
Se vuoi diffondere le tue proposte commerciali al di fuori delle tue liste di telemarketing, può essere utile pensare di acquisire lead attraverso i canali digitali. La lead generation è il punto di partenza per ogni strategia di marketing efficace. Si tratta del processo di acquisizione di contatti interessati — o lead — attraverso attività pensate per intercettare il giusto pubblico. In ambito B2B, generare lead qualificati significa costruire le fondamenta su cui sviluppare relazioni commerciali di valore.
Tra le strategie più utilizzate per fare lead generation troviamo:
- Campagne pubblicitarie mirate (Google Ads, Meta Ads, LinkedIn Ads)
- Content marketing (blog, guide, white paper)
- Social media marketing per aumentare la visibilità e stimolare l’interesse
Le campagne pubblicitarie
Ti sarà capitato di navigare su Facebook e Instagram e imbatterti in post promozionali, le cosiddette sponsorizzate. Attraverso queste azioni pubblicitarie, un pubblico esteso viene a conoscenza di un prodotto generando curiosità, attirando richieste di informazioni e portando direttamente all’acquisto. I form di richiesta informazioni sono utili per raccogliere nuovi lead che possono essere lavorati successivamente inviando messaggi, e-mail o chiamate, ed è qui che entra in gioco un gestionale per call center che raccoglie in automatico i lead generati su altre piattaforme pronti per essere gestiti e chiamati.
Content Marketing
Il content marketing è una delle leve più efficaci nella lead generation B2B. Creare contenuti informativi e utili — come articoli di blog, guide, e-book, video o casi studio — permette di attirare l’attenzione di potenziali clienti offrendo valore prima ancora di proporre una vendita. Questa strategia si basa sulla coltivazione della fiducia: un contenuto ben progettato educa, informa e dimostra competenza, posizionando l’azienda come un punto di riferimento nel proprio settore. Il contenuto diventa quindi il primo touchpoint di una relazione che può evolversi nel tempo. Creare contenuti pertinenti al proprio target significa ottimizzare il budgeting e attirare contatti realmente interessati, migliorando la qualità dei lead.
Social Media Marketing
Anche nel B2B, il social media marketing è molto più di una vetrina: è uno strumento strategico per generare lead, costruire relazioni e stimolare l’interesse in modo costante. I contenuti creativi — come reel, caroselli, video dimostrativi o post con impatto visivo — sono ideali per catturare l’attenzione, spiegare un servizio complesso in modo immediato e differenziare il brand nel feed. Ma la sola creatività non basta: serve una gestione delle ADV strutturata, con campagne mirate che portino traffico qualificato verso form di contatto o landing page ottimizzate.
Grazie alle opzioni di targeting avanzato offerte da piattaforme come Facebook, Instagram e LinkedIn, è possibile raggiungere figure chiave nel processo decisionale e generare lead ad alto potenziale. E una volta acquisiti, questi contatti possono essere gestiti in modo automatico nel CRM, assegnati agli operatori del call center e lavorati telefonicamente, dando continuità tra marketing e vendita. Il social, quindi, non è solo visibilità: è il punto di partenza di una strategia integrata che collega contenuti, automazione, relazione e vendita.
Lead nurturing: “coltivare” le relazioni per convertire i lead in clienti
Una volta generati i contatti, inizia il lavoro più delicato: la coltivazione della relazione. Il lead nurturing (letteralmente nutrire il lead) è il processo attraverso cui si accompagna un lead, spesso non ancora pronto all’acquisto, lungo un percorso di fiducia e coinvolgimento, fino alla decisione finale. In ambito B2B, dove i cicli di vendita sono spesso più lunghi e articolati, il nurturing è essenziale per non disperdere le opportunità e dare valore al lavoro fatto in fase di lead generation.
Cos’è il lead nurturing e perché è fondamentale nel B2B
Il lead nurturing non si limita a “tenere caldi” i contatti, ma ha l’obiettivo di nutrire e, quindi, sviluppare una relazione continuativa con ciascun potenziale cliente, fornendo contenuti pertinenti, risposte tempestive e stimoli utili in base al suo livello di interesse e al suo stadio nel funnel. In un contesto B2B, questo significa accompagnare decisioni spesso complesse e condivise da più figure aziendali, offrendo valore informativo e una comunicazione coerente con gli obiettivi di business del cliente.
Strumenti e strategie per una coltivazione efficace
Una strategia di lead nurturing ben costruita si basa su tre elementi chiave:
- Email marketing: automatizzare l’invio di email mirate in base al comportamento dell’utente permette di mantenere viva l’attenzione e stimolare nuovi passaggi nel percorso d’acquisto. Ad esempio, un contatto che ha scaricato un e-book potrebbe ricevere una mail di approfondimento con un caso studio o un invito a una demo.
- Marketing automation: utilizzare strumenti di automazione consente di attivare flussi dinamici in base a trigger specifici (es. visita a una pagina, apertura di una mail, mancata risposta). In questo modo si ottimizza il budgeting e si lavora in modo scalabile, senza perdere in personalizzazione.
- Personalizzazione dei contenuti: i contenuti non devono essere generici, ma adattati al settore, alla fase del funnel e al profilo del lead. Un CRM aggiornato e ben strutturato permette di segmentare e creare messaggi personalizzati, aumentando l’efficacia di ogni interazione.
Nel caso di crm4, ad esempio, è possibile integrare queste attività con azioni concrete di lead management telefonico: i contatti più caldi possono essere trasferiti automaticamente agli operatori, che ricevono uno storico dettagliato e possono costruire un dialogo più efficace e contestualizzato.
Costruire un percorso di nurturing coinvolgente
Il vero valore del lead nurturing si manifesta quando si riesce a progettare un percorso coerente, progressivo e coinvolgente, dove ogni interazione – che sia un’email, una telefonata o un contenuto – contribuisce ad avvicinare il lead alla decisione d’acquisto. Per farlo servono strategia, strumenti e un’attenta personalizzazione.
Alcune best practice fondamentali:
- segmentare i contatti in base a interessi, comportamenti e livello di consapevolezza;
- automatizzare i flussi di comunicazione ma mantenere un tono umano e rilevante;
- integrare marketing e vendita attraverso un unico CRM, così che ogni team abbia visibilità sullo storico delle interazioni;
- diversificare i contenuti: email, SMS, telefonate, video, materiali scaricabili, webinar.
Esempi pratici:
- Chi vende corsi di formazione può avviare un nurturing a tappe: prima una guida gratuita per intercettare l’interesse, poi una serie di email con testimonianze di ex studenti, infine una call personalizzata per chiarire dubbi sul programma e proporre una promo a tempo. Con crm4, l’operatore riceve automaticamente i lead più caldi con tutte le interazioni pregresse.
- Chi vende depuratori d’acqua può proporre inizialmente un quiz online (“Scopri se l’acqua di casa tua è adatta al consumo”) seguito da un video che spiega i vantaggi del prodotto. Dopo alcuni giorni, un operatore del call center può contattare il lead per proporre una visita tecnica o un’offerta personalizzata, partendo dai dati già acquisiti grazie al CRM.
- Chi offre servizi finanziari (come cessione del quinto o gestione del credito) deve puntare sulla fiducia: prima un contenuto informativo che chiarisca i dubbi più comuni (ad esempio “Cosa sapere prima di richiedere una cessione del quinto”), poi un follow-up con simulazioni personalizzate. Infine, un consulente può contattare il lead con una proposta su misura, rafforzata da testimonianze reali e dalla competenza dimostrata nel tempo.
In tutti questi casi, la coltivazione del lead avviene con un mix di contenuti e contatto umano, resi più efficaci grazie alla integrazione tra strumenti di automazione, CRM e call center. Il risultato è un’esperienza fluida per il cliente e un processo efficiente per l’azienda, che lavora i lead giusti al momento giusto.

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Le differenze tra lead generation e lead nurturing
Lead generation e lead nurturing sono due fasi complementari ma profondamente diverse all’interno del ciclo di vendita. Comprendere le loro differenze è fondamentale per impostare una strategia efficace che non si limiti ad attrarre contatti, ma che sappia anche trasformarli in clienti reali.
Il focus della lead generation è l’acquisizione: si lavora per attirare l’attenzione di potenziali clienti, generare interesse e ottenere i loro dati. Gli strumenti usati in questa fase – come campagne ADV, contenuti organici, social media, landing page e form – sono pensati per intercettare un pubblico ampio e stimolare il primo contatto. È il momento in cui l’azienda si fa conoscere, propone un valore iniziale e raccoglie i primi segnali di interesse.
Il lead nurturing, invece, entra in gioco subito dopo. Qui il focus si sposta sulla coltivazione della relazione: non basta aver acquisito un contatto, bisogna mantenerlo attivo, nutrire il suo interesse e accompagnarlo verso una scelta consapevole. Si tratta di creare un legame, costruito con comunicazioni mirate e contenuti utili che rispondano alle sue esigenze reali.
Anche gli obiettivi cambiano radicalmente: la lead generation punta a generare lead, il nurturing a convertirli in clienti. Nella prima fase si lavora sull’attrazione, nella seconda sull’attivazione, sulla fiducia e sul valore percepito.
Questa distinzione si riflette anche sulle tempistiche. La lead generation lavora spesso nel breve termine: l’obiettivo è portare traffico, ottenere nuovi contatti, far crescere il database. Il nurturing invece richiede tempo: è un processo che può durare giorni, settimane o mesi, soprattutto in ambito B2B, dove le decisioni di acquisto sono più lente e ponderate.
Un’altra differenza riguarda i contenuti. In fase di lead generation si usano messaggi più generici e attrattivi, progettati per incuriosire e parlare a un pubblico ampio. Nel nurturing, invece, i contenuti devono essere personalizzati, rilevanti e pensati per ogni segmento o singolo lead. Si passa da guide introduttive a contenuti specifici come case study, webinar tecnici, simulazioni, video demo o follow-up telefonici con un approccio consulenziale.
Infine, cambia anche il tipo di interazione. Nella lead generation il contatto è spesso iniziale e unidirezionale: l’azienda comunica, il lead risponde con un’azione. Nel nurturing, invece, si costruisce un dialogo continuo, fatto di risposte, feedback, approfondimenti, appuntamenti.
L’obiettivo è mantenere viva la relazione, creare fiducia e dare continuità al contatto fino alla decisione d’acquisto.
In sintesi, la lead generation accende il motore. Il lead nurturing lo fa andare lontano. E per farli funzionare davvero, servono strategia, integrazione e strumenti adatti come un software completo e una gestione strutturata dei contatti, anche attraverso le chiamate di vendita.
L’importanza dell’integrazione tra lead generation e lead nurturing
Lead generation e lead nurturing non devono essere vissuti come due reparti stagni della strategia commerciale, ma come due fasi strettamente connesse di un unico processo: quello che porta un contatto sconosciuto a diventare cliente. Lavorare bene sulla generazione dei lead senza una fase successiva di coltivazione significa sprecare risorse e tempo. Allo stesso modo, voler fare nurturing senza un flusso costante di nuovi contatti rende ogni sforzo sterile.
Per questo è fondamentale creare un flusso di lavoro fluido e continuo, dove ogni contatto generato venga automaticamente preso in carico dal sistema e accompagnato lungo un percorso personalizzato. Ad esempio, quando un potenziale cliente compila un form o clicca su un’inserzione, dovrebbe essere subito inserito in una sequenza di nurturing basata sul suo interesse specifico. Non si tratta solo di inviare una serie di email: si tratta di costruire una relazione, tracciando ogni interazione e adattando il tono, i contenuti e i tempi in base al comportamento del lead.
Qui entrano in gioco gli strumenti di marketing automation, che rendono possibile l’integrazione tra le due fasi. Grazie all’automazione è possibile:
- assegnare i lead automaticamente agli operatori del call center nel momento più opportuno;
- inviare comunicazioni personalizzate in base ai comportamenti (clic, aperture, richieste specifiche);
- tenere traccia di tutte le interazioni per sapere sempre a che punto è ogni contatto nel funnel.
Ma la tecnologia da sola non basta. Serve anche un allineamento costante tra marketing e vendite. Il team marketing deve sapere cosa succede dopo che un lead è stato generato, quali contenuti funzionano, quali obiezioni emergono nelle chiamate. Allo stesso modo, il team vendite deve poter accedere allo storico del lead, capire da dove arriva, quali contenuti ha visto, quali interessi ha mostrato. Un buon CRM, in questo senso, diventa il ponte tra i due reparti.
Quando c’è integrazione, il cliente percepisce continuità e coerenza nel rapporto con l’azienda. Non si sente mai abbandonato, né sommerso da comunicazioni ripetitive. E tu lavori in modo più efficiente, con processi chiari e azioni coordinate.
Un po’ di dati
Molte aziende concentrano sforzi, tempo e budget sulla lead generation, credendo che la vera sfida sia “portare a casa i contatti”. Ma la realtà, soprattutto nel B2B, è molto più complessa. Secondo una ricerca di SiriusDecisions, il 70% dei lead che arrivano ai commerciali non è ancora qualificato per l’acquisto. Eppure, l’80% di questi contatti finirà comunque per comprare entro i successivi 24 mesi. Da qualcuno. E, se non li coltivi nel modo giusto, quel qualcuno potrebbe non essere tu.
A conferma di questo, il Demand Gen Report ha rilevato che i lead “coltivati” generano il 20% in più di opportunità di vendita rispetto a quelli lasciati a sé stessi. Un dato che parla chiaro: coltivare i lead già acquisiti è spesso più efficace – e più economico – che generarne di nuovi in modo continuo e disordinato.
In conclusione, integrare lead generation e lead nurturing non è solo una questione tecnica: è una strategia di relazione, che mette il cliente al centro e trasforma i dati in fiducia, e la fiducia in vendite.
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